Ai molti appassionati del noir classico segnalo che è appena uscito negli Stati Uniti (per Universal-MCA) un film di Norman Foster del 1948, Kiss the blood off my hands, che in italiano aveva un titolo attraente ma totalmente fuorviante, Per te ho ucciso. Protagonisti Burt Lancaster e Joan Fontaine. Che piacere speciale ritrovarsi davanti a due grandi attori alle prese con personaggi degni di loro in una storia appassionante. Di Lancaster non c’è neanche bisogno di dire, è uno dei pochi non ancora dimenticati, forse perché apparteneva alla categoria extra, quella delle star – per bellezza, fascino ecc. – che erano anche e soprattutto attori sommi.
Nei confronti di Joan Fontaine ho sempre avuto un debole: ha un volto bellissimo, una grande espressività e sensibilità, sa essere fragile ma anche di polso. Infine è legata ad alcuni film “del cuore”: Rebecca, che il grande e astuto maestro Hitchcock trasse dal romanzo della connazionale Daphne du Maurier (a cui tornerà per Gli uccelli), dove Fontaine è perfettamente all’altezza del suo partner, il supremo Laurence Olivier; e soprattutto Lettera da una sconosciuta, che Max Ophuls nella sua fase hollywoodiana trasse da un romanzo breve di Stefan Zweig, trascendendolo e arrivando al capolavoro. E andrebbe almeno aggiunta la miglior versione (riproposta pochi anni fa da Teodora per la collana di dvd Il Piacere del Cinema) di Jane Eyre, quella del ’43 diretta da Robert Stevenson (in seguito regista di Mary Poppins) e prodotta da Orson Welles, anche interprete del personaggio di Rochester. Chiedo scusa per questa gragnola di nomi e titoli, ma l’incrocio dei talenti è un perno fondamentale del cinema: senza certi incontri, soprattutto fra registi e attori, molti dei film che amiamo non esisterebbero…
Norman Foster, il regista di Kiss the blood off my hands, qui insieme a Claudette Colbert, ha avuto la fortuna (relativa) di collaborare proprio con Orson Welles per l’incompiuto film “panamericano” It’all true (1942) , firmandone l’episodio messicano; e poi di averlo come interprete, nella parte di un inquietante e straripante poliziotto turco, in quello che è rimasto il suo titolo più celebre, Journey into fear (Tempesta sul Mar Nero, ‘43). Fortuna relativa, perché nella forza della messinscena e nell’atmosfera cupa e straordinariamente suggestiva molti credettero allora di riconoscere proprio la mano di Welles – cosa da lui stesso smentita più volte (mentre rivendicava il suo contributo, anche di scenografo, a Jane Eyre). Il grande talento di Foster, in seguito confermato con un altro bellissimo e quasi sconosciuto thriller-noir, Woman on the run (’50), è rivelato in pieno proprio da Kiss the blood… Una storia di disperazione da dopoguerra e di passione amorosa in un clima denso, tesissimo, con inseguimenti di una verità mozzafiato nei bassifondi del porto di Londra, incidenti mortali, ricatti, delitti dai risvolti sorprendenti e fatali, con uno struggente finale romantico. È quasi incredibile che un film come questo sia stato così poco celebrato.
Non posso non tornare un attimo, prima di lasciarvi, al tema incroci e incontri. Immagino sappiate che come protagonista di Eva contro Eva Joseph Mankiewicz aveva previsto non Bette Davis ma Claudette Colbert (pensate: un altro film!). Ebbene, la sublime Colbert è stata moglie per sette anni del nostro Norman Foster. Peccato che i due non si siano incontrati anche per un bel noir…